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[Finals 2010] LA Lakers   di Luciano Pellegrini   |   Pubblicato il 02/06/2010

di Luciano Pellegrini.

Alzi la mano chi un paio di mesi fa avrebbe scommesso dei soldi sui Celtics in finale? Oh quante mani alzate. Però adesso abbassi la mano chi è un tifoso dei Celtics. Ecco appunto, nessuno.

Dopo le sfide con Miami, Cleveland e Orlando si arriva ad una delle finali più incerte degli ultimi anni. Sì incerte, visto che i numeri e la ragione da soli non potrebbero mai spiegare questa serie. Se da una parte i Lakers arrivano in finale con un record stagionale di 57-25, i nostri ragazzi arrivano al grande ballo con un record non invidiabile di 50-32 e non solo. Gli uomini di Phil Jackson sono arrivati primi nella Western Conference, mentre noi solo alla quarta posizione della Eastern. Ed allora, sfida già chiusa? Assolutamente no. I Celtics che entravano a questi playoff come una delle due migliori squadre da trasferta (l'altra era Cleveland), vittoria dopo vittoria sono diventati “la” squadra da trasferta della lega e hanno vinto due delle tre serie proprio vincendo fuori casa. Questo deve essere chiaro a tutti, perché altrimenti si potrebbe pensare ad una serie già preclusa all'inizio, visti i numeri e vista la continuità dei Lakers (sono alla terza finale negli ultimi tre anni).

Non farò l'errore di tanti altri che citano le finali tra le due franchigie (ben 11) come un fattore della serie. Il passato è passato, ed aver vinto 9 delle 11 sfide precedenti conta poco. L'unico precedente che molti dei ragazzi in campo si ricorderanno certamente è la vittoria dei Celtics nel 2008, con i Lakers annichiliti a dir poco. Quella voglia di rivincita potrebbe essere un fattore per i nostri avversari, ma anche un piccolo granello di sabbia nei loro ingranaggi se qualcosa iniziasse ad andare non come previsto dallo staff e dai giocatori californiani.

Ma quali sono i punti di forza reparto per reparto di questi Lakers? Andiamoli ad analizzare insieme.

Playmakers: Il titolare del ruolo è il veterano Derek Fisher. Anche qui non fatevi ingannare dalla tante parole spese contro di lui. Sarà anche vero che non è più freschissimo, ma le sue doti fisiche non sono mai state al primo posto nella valutazione di quanto può dare in campo. DaFish ha leadership e tanto tiro da fuori, che al di là delle percentuali, tende a mettere quando il senso dell'urgenza ha superato la soglia di guardia. Inoltre non bisogna mai sottovalutare la sua forza fisica. E' un torello, ed in post basso non molti giocatori riescono a spingerlo via. Ovviamente in difesa fatica molto su giocatori veloci e.... noi abbiamo un play veloce. Forse alle prime difficoltà verrà dirottato come in passato su Ray Allen, lasciando al marcatura di Rondo ad altri. Il backup del ruolo è il validissimo Jordan Farmar, che è un buonissimo giocatore a mio avviso. Buon realizzatore sia in penetrazione che dalla distanza, lascia però a desiderare come costruttore di gioco e come passatore, che come playmaker potrebbe anche essere un disastro. Però essendo il play di scorta, le sue accelerazioni potrebbero incidere e non poco.

Guardie: Domina il ruolo il signore incontrastato dei Lakers: Kobe Bryant. Che aggiungere di Kobe che ancora non si sa? E' un giocatore totale, sa giocare su due lati del campo, può tirare da fuori o penetrare a piacimento. Ha tra i migliori fondamentali della lega, in un fisico spaziale, che cosa altro dire? Che il suo istinto per la vittoria e la sua fame di successo, sono anche maggiori delle sue doti tecniche e fisiche. Il mamba nero è a caccia e fermare lui è la sfida della difesa celtica. Ci sarebbe anche Sasha Vujacic nel ruolo, ma i soli 8 minuti di utilizzo lo penalizzano un bel po'. E' un provocatore lo sloveno e alla causa può dare sopratutto tiro da fuori. Vedrete che se ci saranno scintille in campo (e ci saranno), Sasha sarà al centro della baruffa. In difesa su Allen o Pierce non ha una singola cache di farcela, quindi i suoi minuti in campo saranno ridotti al sindacale.

Ali Piccole: Il titolare e Ron Artest che gioca molto, quasi 38 minuti a gara in questi playoff. E' la scheggia impazzita dei Lakers, l'uomo che può darti la scossa positiva, ma anche farti girare in negativo una partita. E' indubbio che Ron Ron (questo il bellissimo soprannome.. ok, pessimo non bellissimo) sia alla corte dei campioni in carica come “superstar stopper”. Nei piani originali avrebbe dovuto occuparsi di LeBron James a questo punto della stagione, ma avrà ugualmente le mani piene a cercar di marcare il nostro capitano. E' un duro e che sa difendere molto bene sia sulla palla, che in post basso. Ama essere aggredito fisicamente e verbalmente, perché trae da questo la sua motivazione principale. In attacco è certamente ondivago e se capisse di giocare senza mai mettere la palla a terra, ma a lavorare sugli scarichi dei compagni (sia fuori che dentro) sarebbe un giocatore dal peso offensivo molto diverso. Ma Ron ha una testa tutta a modo suo. Però si sacrifica e si butta su ogni pallone, anche quelli che in teoria non gli appartengono. E' alla prima finale di carriera, ma sono sicuro che non si emozionerà troppo, lui è un duro vero. Ci sarebbe nel ruolo anche Luke Walton, giocatore dall'intelligenza cestistica superiore. Buon passatore, anzi ottimo, ma nulla più. Tiratore rivedibile e difensore mediocre, gioca solo brandelli di partite. I molti guai fisici ne hanno pregiudicato la stagione.

Jolly: Si divide in sostanza in tutti e tre i ruoli dei piccoli Shannon Brown. Atletico a dir poco (ha partecipato alla gara delle schiacciate), tolto Odom è uno dei più impiegati dalla panchina e proprio per la sua atleticità, in più ruoli. Ha buonissime capacità realizzative ed in contropiede è un'ira di Dio. Ha un buon tiro dalla distanza, anche da tre punti, ed in difesa usa molto bene la sua fisicità, forse cercando un po' troppo la palla. Non sa giocare con i compagni, ed infatti è un mediocre passatore, tende ad essere più un finalizzatore del gioco, ma in una squadra dove c'è Kobe in quel ruolo, a lui restano le briciole.

Ali Grandi: Ai Lakers il ruolo è Pau Gasol. E' sempre in campo, sfiora i 40 minuti di impiego, ed è uno dei migliori interpreti della lega in questo spot. Ha tutto per primeggiare, movimenti, tecnica di base, visione di gioco, mani da pianista ed esperienza. Gli manca forse qualche muscolo per tenere botta ai colpi degli avversari spesso più grossi di lui, ed anche un po' di carattere. E' un po' troppo morbido e tende a sparire se gli mettono troppo le mani addosso. Si lamenta troppo con gli arbitri, proprio perché subisce molto il fisico degli avversari. In difesa è ottimo, anzi lo sarebbe se avesse sempre voglia di sbattersi. Si prende però delle lunghe pause nella sua metà campo ed è questo uno dei punti di discussione più accesi sul catalano d'America. Nel 2008 subì Garnett in maniera fin troppo lampante, cosa succederà nelle prossime finali. Io ho un'idea e voi? Tralasciamo Powell, un po' perché non gioca mai ed un po' per la pochezza del ragazzo che almeno quando entra in campo ci mette un po' di energia.

Centri: Anche se ha molti problemi al ginocchio, il ruolo da titolare è di Andrew Bynum. Il ragazzone è un talento vero, che però non vuole sbocciare. I progressi fatti sembrano davvero procedere a rilento e alterna giocate surreali a nefandezze immonde. Occupa lo spazio vicino al canestro in tutte e due le metà campo e non sempre con autorità. Ha fisico per competere coi migliori della lega, ma non la stessa testa dei top. I falli spesso lo limitano nell'utilizzo, ed allora entra Odom, spostando Gasol da numero 5. Già la maschera, quello senza Bynum il vero volto dei Lakers, quello che è in campo nei momenti topici.

Jolly: Altro giro, altro jolly. Ovvio che mi riferisco a Lamar Odom. Potrebbe giocare cinque ruoli in campo ed infatti quando entra spesso si mette in punta a dettare il tempo del gioco, agendo proprio come un playmaker di 2.08. E' il vero fattore di Lakers, anche più di Kobe Bryant. E' in grado di difendere e di attaccare come pochi altri nella lega lo sanno fare da quell'altezza. E' imprevedibile ed è capace, uscendo dalla panchina, di mettere un 20+20 che ti spacca in quattro l'incontro. Non è di facile lettura per le difese avversarie e non sai mai che Odom è venuto alla partita. Mi ripeto, è il vero metronomo della squadra e fermare le sue giocate è vitale per i Celtics. Da lui passano tutti i palloni, anche quelli importanti.

Come chiusura finale, oltre ad augurarmi che siano delle grandi finali, spero vivamente che i nostri ragazzi restino in salute. Questo aspetto è a dir poco vitale per noi. Mi è chiaro e credo che lo sia anche per voi, che potrebbe ed anzi sarà, l'ultima edizione di questi Celtics. Quando furono fatti gli scambi nell'estate del 2007 era chiaro che l'orizzonte temporale di questo nucleo era di tre anni, in cui potrebbero arrivare addirittura due anelli. Questa potrebbe essere anche una molla in più nella testa dei nostri, che sanno che non c'è un domani, ma tutto e subito. Abbiamo tutte le armi per vincere la serie, anche se col fattore campo avverso. Proprio per questo una vittoria nelle prime due metterebbe tanta pressione ai gialloviola.

Crederci è un dovere, riuscirci una speranza. Forza Celtics, beat L.A.

[Finals 2010] LA Lakers   di Luciano Pellegrini   |   Pubblicato il 02/06/2010
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