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[2021/2022] Finals vs Golden State Warriors 
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Messaggio Re: [2021/2022] Finals vs Golden State Warriors
Dr Ironfist ha scritto:
Passano i giorni e le palle girano. Si è perso meritatamente, nulla da dire.
Ma poi ti vedi curry che fa il gesto che ci ha messo a dormire, altri ritardati che fanno lo stesso
Draymond con la maglietta dei titoli di Boston per percularci.
Bella lezione di stile.
Lo sfottò tra tifosi ci sta, ma quando è fatto dai giocatori professionisti è un'altra cosa.
Speriamo di rendere pan per focaccia un giorno, di certo bisogna fare una bella offseason e la proprietà deve fare all in.

Non ti curar di loro, ma guarda e passa. [cit.]

Se nella vita bisogna imparare velocemente a saper perdere, saranno molte più le sconfitte delle vittorie, è altrettanto vero che bisogna saper vincere, in quelle occasioni si vede il vero spessore umano. Entrambi avrebbero potuto risparmiarsi certe uscite così come certi atteggiamenti e specie Green, che prima a parole fa i complimenti e poi coi fatti dimostra l'esatto contrario.

Ma contenti loro a me di quello che fanno non mi interessa nulla, penso solo ai nostri ed allo splendido cammino che abbiamo davanti.


19/06/2022, 18:25
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Messaggio Re: [2021/2022] Finals vs Golden State Warriors
deep ha scritto:
Dr Ironfist ha scritto:
Passano i giorni e le palle girano. Si è perso meritatamente, nulla da dire.
Ma poi ti vedi curry che fa il gesto che ci ha messo a dormire, altri ritardati che fanno lo stesso
Draymond con la maglietta dei titoli di Boston per percularci.
Bella lezione di stile.
Lo sfottò tra tifosi ci sta, ma quando è fatto dai giocatori professionisti è un'altra cosa.
Speriamo di rendere pan per focaccia un giorno, di certo bisogna fare una bella offseason e la proprietà deve fare all in.

Non ti curar di loro, ma guarda e passa. [cit.]

Se nella vita bisogna imparare velocemente a saper perdere, saranno molte più le sconfitte delle vittorie, è altrettanto vero che bisogna saper vincere, in quelle occasioni si vede il vero spessore umano. Entrambi avrebbero potuto risparmiarsi certe uscite così come certi atteggiamenti e specie Green, che prima a parole fa i complimenti e poi coi fatti dimostra l'esatto contrario.

Ma contenti loro a me di quello che fanno non mi interessa nulla, penso solo ai nostri ed allo splendido cammino che abbiamo davanti.


Scusa, Daniele, aggiungo una massima:
Chi percula, si percula!!! :fischio:
:lol1 :lillipo: :lol1

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A CELTIC IS A CELTIC IS A CELTIC!


19/06/2022, 18:33
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Messaggio Re: [2021/2022] Finals vs Golden State Warriors
Sirio Ouzmann ha scritto:
Scusa, Daniele, aggiungo una massima:
Chi percula, si percula!!! :fischio:
:lol1 :lillipo: :lol1

:+1:


19/06/2022, 18:50
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Messaggio Re: [2021/2022] Finals vs Golden State Warriors
Certo ragazzi per lo meno siamo tutti d'accordo sul fatto che il loro spessore umano sia pari a zero.
Per l'anno prossimo mi aspetto una squadra ancora più cazzuta


19/06/2022, 19:22
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Messaggio Re: [2021/2022] Finals vs Golden State Warriors
Dr Ironfist ha scritto:
Certo ragazzi per lo meno siamo tutti d'accordo sul fatto che il loro spessore umano sia pari a zero.

Ovviamente valutiamo i personaggi pubblici, non le persone che non conosciamo e magari sono di tutt'altra pasta rispetto a quello che viene dato in pasto ai media. L'impressione non è delle migliori, ma alla fine della fiera restano sempre e solo problemi loro.


19/06/2022, 21:41
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Messaggio Re: [2021/2022] Finals vs Golden State Warriors
Vorrei sollecitarvi alcuni spunti di riflessione esprimendovi la mia opinione sulla stagione che, come leggerete, è probabilmente diversa da ciò che a stagione in corso forse ho lasciato immaginare. Allora era basilare dar credito al progetto, esprimere fiducia costruttiva, cercare di capire a cosa, come e con chi si mirava e comunque sostenere a fondo chi nelle differenti vesti al progetto stava lavorando. Ora a bocce ferme si può invece riesaminare il tutto sia con serenità, sia riprendendo aspetti critici volutamente al tempo non enfatizzati per non inquinare il corretto spirito di coesione che deve regnare all’interno di una compagine.
Diciamo subito che è stata una stagione tanto esaltante quanto sorprendente. In conclusione, malgrado aver fallito di due partite l’ultimo step, altamente positiva.
Si pensi all’improvviso ed inatteso (almeno per noi) cambio di organico. Via Ainge (da alcuni ritenuto in calo ma pur sempre uno dei riconosciuti maghi del settore), invio al piano superiore della scommessa Stevens (da alcuni ritenuto pure lui in calo ma pur sempre grande inventore di basket), dentro il semisconosciuto rookie Udoka. Quella della struttura è la prima non scontata vittoria. In condizioni normali ci sarebbe voluto tempo per impratichirsi, affiatarsi e precisare i bersagli cui mirare. Alla luce di franchigie neppur troppo scarse probabilmente qualche anno. Con la tradizione da rispettare e da difendere che abbiamo, poteva pure rivelarsi più difficile. Invece, valutando la deadline conseguimento dell’obiettivo, possiamo dire d’esserci riusciti in sei-sette mesi, se non proprio subito considerando imprescindibile la fase di rodaggio del prototipo le cui caratteristiche erano comunque delineate.
All’interno della vittoria della struttura si celano altre non scontate vittorie. La prima riguarda Stevens che mica già aveva fatto il G.M., mica sapeva esattamente che fare e come fare! Avrà avuto affiancamenti e consigli, certo, ma le decisioni da prendere erano comunque sue. Brad però è uomo di grandissima intelligenza, oltre che di grandissima competenza. E l’ha detto: “Ho smesso di viver da allenatore di partita in partita con la testa piena d’assilli e ho potuto occuparmi della squadra in prospettiva più ampia. E mi sono trovato bene”. Come lì fosse da sempre. Lo si è subito notato con scelta del coach, trades Walker/Horford e Thompson/Richardson, conferme di Marcus e Timelord. Ma anche con scelte più discutibili come la perdita di Moses Brown e gli ingaggi di Schroeder e Kanter. Con le critiche si sollevava subito il dubbio che sotto l’apparenza fosse celato altro che in divenire sarebbe divenuto chiaro. Così è stato. E intanto ci ha tenuto sotto la luxury tax. Mica da tutti!
Altra vittoria non scontata è stata l’incognita Udoka. Perché blaterare adesso è facile. Allora invece … Piace ricordare chi voleva un coach esperto come Budenholzer, chi voleva un ex Celtic come Carlisle o Billups o Cassell, chi preferiva un europeo come Obradovic, chi avrebbe volentieri inaugurato l’era dell’head coach donna con Kara Lawson. Come referenza per Ime il Pop non era certo male, la sua impostazione difensiva era in linea con la tradizione della franchigia. Ma era pur sempre un rookie, alle prese con giovani che potevano rivelarsi bizzosi e viziati perché già baciati dalle aspettative. Perdipiù orfani del carisma di Stevens che pure più di tanto da loro non era riuscito ad ottenere. Eppure, oltre che di Brad, Ime è riuscito ad accattivarsi la fiducia degli stessi giocatori con alcuni dei quali già aveva avuto a che fare. A osservarla oggi, proprio questa pare la chiave del successo della nostra stagione. Ime non è stato accondiscendente: è stato duro ma suadente, capace di stimolare le risorse individuali e collettive dei ragazzi ma lasciando loro modo d’esprimersi al meglio fino a ritrovarsi nell’idoneo percorso. Non è stato facile: via Kemba e Fournier, dentro Schroeder, Richardson, Hernangomez, Kanter, Fernando e Horford, poi via molti di loro e dentro White e Theis. Inoltre Ime si è trovato a conciliar tempi e modi del recupero da infortunio di Jaylen e del potenziamento fisico intrapreso da Jayson, i due pilastri della squadra, gli uomini su cui far perno. E arrivavamo da una stagione in cui per infortuni, sfortuna o altro, proprio mai eravamo riusciti a trovar fiducia sprofondando non di rado nella demoralizzazione e nell’impotenza.
Ovviamente Ime aveva in testa una sua idea di gioco e di squadra basata proprio sui giocatori che aveva a disposizione. Alla base doveva esserci una difesa granitica. E, a partire dalla difesa, doveva svilupparsi un gioco rapido, arioso, intraprendente, fondato sul movimento. Occorreva grande condizione atletica ma anche grande sincronia di movimenti di squadra. E occorreva eliminare molteplici malfunzionamenti che i singoli giocatori si trascinavano dietro. Occorreva cioè che la squadra si facesse davvero consapevolmente squadra. Ecco, Ime voleva far squadra con la squadra. Facile a dirsi eh, ma a farsi?
Ime ha avviato una programmazione finalizzata ad ottenere il meglio nella seconda parte della regular season, come già avveniva con Stevens, in modo da giocarci i playoff, individuati come realistico obiettivo della stagione. Ovviamente era previsto d’esser in sofferenza nella prima parte. In effetti la squadra era in ritardo. Giocava bene, anche benissimo, le prime parti di gara, con buon gioco, volontà, buona difesa, poi crollava per raggiunti limiti fisici che divenivano conseguentemente mentali e tecnici: finivamo imballati. Tante squadre ci hanno recuperato un sacco di punti e partite: uno stillicidio. Intanto però Ime ha cominciato ad accaparrarsi sostenitori: Timelord, Marcus, Al, Granito, Jaylen, Jayson… Però ricordo chi lo voleva licenziato e chi invece ne avrebbe voluto la sostituzione a fine stagione. Alla fine Ime ha vinto. E alla stragrande!!!
Difesa granitica? Facile se hai a disposizione Marcus, Al e Jaylen. Sì, ma solo a parole. Infatti i singoli non bastano: si deve difendere di squadra. Ed ecco la scoperta di Timelord non solo intimidatore ma anche suggeritore e comunque aiuto, ecco l’apporto di Granito, ecco il rinnovato incredibile impegno difensivo di Jayson. Tutti però hanno intuito dove Ime puntava e tutti hanno voluto arrivarci. Pian piano siamo fisicamente rientrati e abbiamo potuto concentrarci via via sul gioco in attacco. Anche Jayson. Sì, lui merita una parola in più: criticato per il suo modello Kobe, criticato per il suo approccio riservato non da trascinatore, criticato per i suoi isolamenti, Jayson s’è sobbarcato un grande aumento di massa muscolare, tale da portarlo a resistere a qualsiasi potenza avversaria. Ciò gli ha impedito per mesi certa fluidità di movimenti che l'ha pesantemente condizionato sul tiro. Eppure ha dovuto resistere ed insistere. E, alla fine di questo lungo ed esasperante percorso, ha poi dovuto impegnarsi per raggiungere il suo ottimale contributo alla fase difensiva della squadra e, grazie al contributo dei compagni, ha pure scoperto di poterlo far bene (se n’è ben accorto Kevin Durant). E, alla fine di questo altro non previsto percorso, ha dovuto pure impegnarsi nel ridisegnare il suo basket in un gioco di squadra, aumentando rimbalzi, playmaking e assist, rinunciando persino a personali bottini in termini di punti ma favorendo il successo del gioco della sua squadra. C’è riuscito e tutto in una sola stagione che l’ha visto divenire sempre più affidabile leader. Certo, ha finito stravolto: al suo posto chi non lo sarebbe?
Per la squadra questione centrale era il perfetto amalgama fra i ragazzi: forse anche per il poco tempo a disposizione Ime ha puntato e ha trovato risposte solo su un nucleo ristretto, il quintetto di titolari e giusto due o tre cambi. Gli altri sono rimasti al palo, a volta riuscivano in qualche estemporanea fiammata ma non abbastanza per valicare l’uscio del nucleo ristretto. Payton pare l’unico ad esserci riuscito. Tale metodo a me è sempre parso rischioso ma Ime così ha scelto ed è stato giusto che avesse modo di farlo.
Il seguito della stagione lo conosciamo e non mi soffermo perché è esito di pubblico dominio: eravamo undicesimi, fuori persino dai play-in, svolta d’inizio gennaio, capolavoro della deadline di Brad, miglior squadra difensiva, migliore squadra offensiva, miglior squadra dell’anno, con la palla che gira vorticosamente per il campo in attesa di trovare l’uomo più libero e i punti sicuri. Siamo andati in crescendo come rullo compressore. Ovviamente è l'ennesima vittoria di questa stagione. Il picco l’abbiamo forse raggiunto il 16 febbraio nella memorabile partita contro i Sixers vinta di 48 punti a Philadelphia.
Poi lentamente abbiamo forse cominciato la fase discendente. All’inizio era impercettibile. Rullavamo comunque via tutti, da Jokic ai Suns, dagli Hawks ai Nets. La fase discendente ha cominciato a mostrarsi evidente nelle ultime partite di regular season con Pacers, Pistons, Mavs e soprattutto Miami. Complice anche l’infortunio di Timelord riportato contro i Timberwolves il 28 marzo che ha scardinato parte del nostro assetto sia difensivo che offensivo, sono cominciate ad emergere piccole falle di tenuta cui s’è risposto col cuore e la volontà: la posta in palio s’andava infatti facendo meritatamente sostanziosa. Siamo comunque riusciti ad arrivar secondi ad Est, dopo esser stati persino primi in classifica. E anche questa si può considerare vittoria.
Al top della condizione avremmo vinto con chiunque ma in offseason e con l’incerto e limitato apporto di Timelord, le cose ai playoff avrebbero potuto andar diversamente. Invece con le loro fortissime motivazioni e un bel po’ di voglia di rivincita ci hanno tirato fuori ogni residua energia mentale. E ne abbiamo approfittato. Primi a farne le spese sono stati i Nets grazie a quella straordinaria giocata di squadra siglata all’ultimo secondo dalla pennellata danzante di Jayson. Il nostro entusiasmo e la loro crescente demoralizzazione hanno poi fatto il resto. Coi Bucks la battaglia s’è incentrata sulla figura di Giannis e siamo stati bravi a vincere di squadra pur con superlative prove individuali come quella entusiasmante di Al. Con gli Heat abbiamo poi dovuto davvero dar fondo a tutto ciò che ci era rimasto. Eravamo ormai parecchio affaticati, sempre meno lucidi, le falle di tenuta si sono fatte sempre più frequenti a fianco di piccoli fastidiosi infortuni. Ma eravamo in ballo. E abbiamo ballato alla grande. E con successo. Siamo i vincitori della Eastern Conference!!!
Alle Finals abbiamo trovato i Warriors. Al top della forma, lo ripeto senza tema di smentita, non ci sarebbe stata competizione. Ma dal top noi eravamo ormai ben lontani, con diversi giocatori fisicamente limitati da infortuni. L’ho scritto il 1° giugno: “Al proprio top i Warriors, anche per i rientri dagli infortuni, sono saliti molto dopo noi e in modo preoccupante oggi paiono assai più freschi pur se anagraficamente ben più anziani. Che fare? Ecco l’azzardo. Ormai si può solo insistere e gestir tempi e recuperi. … In fondo le Finals sono le Finals e da sole fanno sgorgare energie e risorse straordinarie e insospettabili. Ben oltre il limite. Vale per noi ma, beninteso, anche per i Warriors. Dunque giochiamocela fino in fondo. Fino a raschiare il fondo del barile”.
I nostri titolari il fondo del barile l’hanno davvero raschiato. Però alla fine, per il loro impatto e le loro caratteristiche, anche Payton e Granito si sono trovati con minutaggi ridotti. Significa che abbiamo praticamente giocato in sei: davvero troppo poco, tenendo oltretutto conto che molti dei nostri non erano al meglio. Ma a quel punto non si poteva forse far diversamente. Più volte Aaron e Danielone sono stati lodati da Ime per impegno e impatto. Però Aaron ha trascorso infortunato un lungo periodo dell’anno mentre in squadra Danielone è arrivato solo con la deadline: troppo poco tempo per entrare nelle rotazioni? Ho sostenuto Udoka e le sue ridotte rotazioni pur con le mie riserve. Però non sono in grado di dire se, potendo, avrebbe fatto diversamente? Neppur so se si sia convinto ad attrezzarsi diversamente. A me pare indispensabile. E ritengo che Aaron e Danielone possano esser ottimi cambi da utilizzare a seconda delle situazioni: forse davvero quest’anno sono mancate possibilità per amalgamare nel nostro gioco un maggior numero di giocatori.
Credevo davvero ce l’avremmo fatta. Forse la vera occasione persa è stata gara 2, quando eravamo partiti tanto bene da metterli alle corde e costringerli alla caciara: un paio di situazioni arbitrali sfavorevoli (la mancata espulsione di Green!!!), li abbiamo fatti rientrare coi soliti errori di chi non uccide la partita, poi loro han fatto un buon terzo quarto e noi ci siamo lasciati cullare col fattore campo conquistato in gara 1. Avessimo cinicamente ucciso gara 2 come contro i Nets, la serie avrebbe preso ben altra piega. Poi, certo, gara 4 persa in casa in quel modo, vuol dire buttare alle ortiche un’altra succosa opportunità. I Warriors però sono stati davvero bravi quanto nessun altro (va loro dato atto) a leggere prima e poi metter a nudo i nostri punti critici costringendoci a disunirci, a schiantarci, a perder lucidità, a far errori marchiani. Il fatto è che ormai da tempo viaggiavamo ben oltre il lumicino e un gran canestro loro o un mancato canestro nostro, una nostra palla persa o un rimbalzo da loro strappato e trasformato in canestro, rischiavano d’abbattersi sul nostro morale come valanga irreparabile. Come è stato.

Nessun rimpianto. E’ stata stagione straordinaria in cui nessuno ci considerava. E a tutti, dati alla mano, ci siamo dimostrati i migliori. La vittoria alle Finals sarebbe stato il non plus ultra. Ma, a ben guardare, non è che primo gradino di una scala di crescita ancora all’inizio. “Ogni lasciata è persa” recita il vecchio adagio. Certo, mille futuri inconvenienti possono alterare il corso che pare segnato. Ma nulla potrà mai togliere neppure una briciola ai grandissimi risultati conseguiti in questa stagione.

Andiamo avanti!
LARGO A QUESTI CELTICS!!!
I LIKE NUMBER 18!!!

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20/06/2022, 3:15
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Messaggio Re: [2021/2022] Finals vs Golden State Warriors
Dr Ironfist ha scritto:
Certo ragazzi per lo meno siamo tutti d'accordo sul fatto che il loro spessore umano sia pari a zero.


:+1:


20/06/2022, 9:51
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Messaggio Re: [2021/2022] Finals vs Golden State Warriors
Sirio Ouzmann ha scritto:
Vorrei sollecitarvi alcuni spunti di riflessione esprimendovi la mia opinione sulla stagione che, come leggerete, è probabilmente diversa da ciò che a stagione in corso forse ho lasciato immaginare. Allora era basilare dar credito al progetto, esprimere fiducia costruttiva, cercare di capire a cosa, come e con chi si mirava e comunque sostenere a fondo chi nelle differenti vesti al progetto stava lavorando. Ora a bocce ferme si può invece riesaminare il tutto sia con serenità, sia riprendendo aspetti critici volutamente al tempo non enfatizzati per non inquinare il corretto spirito di coesione che deve regnare all’interno di una compagine.
Diciamo subito che è stata una stagione tanto esaltante quanto sorprendente. In conclusione, malgrado aver fallito di due partite l’ultimo step, altamente positiva.
Si pensi all’improvviso ed inatteso (almeno per noi) cambio di organico. Via Ainge (da alcuni ritenuto in calo ma pur sempre uno dei riconosciuti maghi del settore), invio al piano superiore della scommessa Stevens (da alcuni ritenuto pure lui in calo ma pur sempre grande inventore di basket), dentro il semisconosciuto rookie Udoka. Quella della struttura è la prima non scontata vittoria. In condizioni normali ci sarebbe voluto tempo per impratichirsi, affiatarsi e precisare i bersagli cui mirare. Alla luce di franchigie neppur troppo scarse probabilmente qualche anno. Con la tradizione da rispettare e da difendere che abbiamo, poteva pure rivelarsi più difficile. Invece, valutando la deadline conseguimento dell’obiettivo, possiamo dire d’esserci riusciti in sei-sette mesi, se non proprio subito se consideriamo imprescindibile la fase di rodaggio del prototipo le cui caratteristiche erano comunque delineate.
All’interno della vittoria della struttura si celano altre non scontate vittorie. La prima riguarda Stevens che mica già aveva fatto il G.M., mica sapeva esattamente che fare e come fare! Avrà avuto affiancamenti e consigli, certo, ma le decisioni da prendere erano comunque sue. Brad però è uomo di grandissima intelligenza, oltre che di grandissima competenza. E l’ha detto: “Ho smesso di viver da allenatore di partita in partita con la testa piena d’assilli e ho potuto occuparmi della squadra in prospettiva più ampia. E mi sono trovato bene”. Come lì fosse da sempre. Lo si è subito notato con scelta del coach, trades Walker/Horford e Thompson/Richardson, conferme di Marcus e Timelord. Ma anche con scelte più discutibili come la perdita di Moses Brown e gli ingaggi di Schroeder e Kanter. Con le critiche si sollevava subito il dubbio che sotto l’apparenza fosse celato altro che in divenire sarebbe divenuto chiaro. Così è stato. E intanto ci ha tenuto sotto la luxury tax. Mica da tutti!
Altra vittoria non scontata è stata l’incognita Udoka. Perché blaterare adesso è facile. Allora invece … Piace ricordare chi voleva un coach esperto come Budenholzer, chi voleva un ex Celtic come Carlisle o Billups o Cassell, chi preferiva un europeo come Obradovic, chi avrebbe volentieri inaugurato l’era dell’head coach donna con Kara Lawson. Come referenza per Ime il Pop non era certo male, la sua impostazione difensiva era in linea con la tradizione della franchigia. Ma era pur sempre un rookie, alle prese con giovani che potevano rivelarsi bizzosi e viziati perché già baciati dalle aspettative. Perdipiù orfani del carisma di Stevens che pure più di tanto da loro non era riuscito ad ottenere. Eppure, oltre che di Brad, Ime è riuscito ad accattivarsi la fiducia degli stessi giocatori con alcuni dei quali già aveva avuto a che fare. A osservarla oggi, proprio questa pare la chiave del successo della nostra stagione. Ime non è stato accondiscendente: è stato duro ma suadente, capace di stimolare le risorse individuali e collettive dei ragazzi ma lasciando loro modo d’esprimersi al meglio fino a ritrovarsi nell’idoneo percorso. Non è stato facile: via Kemba e Fournier, dentro Schroeder, Richardson, Hernangomez, Kanter, Fernando e Horford, poi via molti di loro e dentro White e Theis. Inoltre Ime si è trovato a conciliar tempi e modi del recupero da infortunio di Jaylen e del potenziamento fisico intrapreso da Jayson, i due pilastri della squadra, gli uomini su cui far perno. E arrivavamo da una stagione in cui per infortuni, sfortuna o altro, proprio mai eravamo riusciti a trovar fiducia sprofondando non di rado nella demoralizzazione e nell’impotenza.
Ovviamente Ime aveva in testa una sua idea di gioco e di squadra basata proprio sui giocatori che aveva a disposizione. Alla base doveva esserci una difesa granitica. E, a partire dalla difesa, doveva svilupparsi un gioco rapido, arioso, intraprendente, fondato sul movimento. Occorreva grande condizione atletica ma anche grande sincronia di movimenti di squadra. E occorreva eliminare molteplici malfunzionamenti che i singoli giocatori si trascinavano dietro. Occorreva cioè che la squadra si facesse davvero consapevolmente squadra. Ecco, Ime voleva far squadra con la squadra. Facile a dirsi eh, ma a farsi?
Ime ha avviato una programmazione finalizzata ad ottenere il meglio nella seconda parte della regular season, come già avveniva con Stevens, in modo da giocarci i playoff, individuati come realistico obiettivo della stagione. Ovviamente era previsto d’esser in sofferenza nella prima parte. In effetti la squadra era in ritardo. Giocava bene, anche benissimo, le prime parti di gara, con buon gioco, volontà, buona difesa, poi crollava per raggiunti limiti fisici che divenivano conseguentemente mentali e tecnici: finivamo imballati. Tante squadre ci hanno recuperato un sacco di punti e partite: uno stillicidio. Intanto però Ime ha cominciato ad accaparrarsi sostenitori: Timelord, Marcus, Al, Granito, Jaylen, Jayson… Però ricordo chi lo voleva licenziato e chi invece ne avrebbe voluto la sostituzione a fine stagione. Alla fine Ime ha vinto. E alla stragrande!!!
Difesa granitica? Facile se hai a disposizione Marcus, Al e Jaylen. Sì, ma solo a parole. Infatti i singoli non bastano: si deve difendere di squadra. Ed ecco la scoperta di Timelord non solo intimidatore ma anche suggeritore e comunque aiuto, ecco l’apporto di Granito, ecco il rinnovato incredibile impegno difensivo di Jayson. Tutti però hanno intuito dove Ime puntava e tutti hanno voluto arrivarci. Pian piano siamo fisicamente rientrati e abbiamo potuto concentrarci via via sul gioco in attacco. Anche Jayson. Sì, lui merita una parola in più: criticato per il suo modello Kobe, criticato per il suo approccio riservato non da trascinatore, criticato per i suoi isolamenti, Jayson s’è sobbarcato un grande aumento di massa muscolare, tale da portarlo a resistere a qualsiasi potenza avversaria. Ciò gli ha impedito per mesi certa fluidità di movimenti che l'ha pesantemente condizionato sul tiro. Eppure ha dovuto resistere ed insistere. E, alla fine di questo lungo ed esasperante percorso, ha poi dovuto impegnarsi per raggiungere il suo ottimale contributo alla fase difensiva della squadra e, grazie al contributo dei compagni, ha pure scoperto di poterlo far bene (se n’è ben accorto Kevin Durant). E, alla fine di questo altro non previsto percorso, ha dovuto pure impegnarsi nel ridisegnare il suo basket in un gioco di squadra, aumentando rimbalzi, playmaking e assist, rinunciando persino a personali bottini in termini di punti ma favorendo il successo del gioco della sua squadra. C’è riuscito e tutto in una sola stagione che l’ha visto divenire sempre più affidabile leader. Certo, ha finito stravolto: al suo posto chi non lo sarebbe?
Per la squadra questione centrale era il perfetto amalgama fra i ragazzi: forse anche per il poco tempo a disposizione Ime ha puntato e ha trovato risposte solo su un nucleo ristretto, il quintetto di titolari e giusto due o tre cambi. Gli altri sono rimasti al palo, a volta riuscivano in qualche estemporanea fiammata ma non abbastanza per valicare l’uscio del nucleo ristretto. Payton pare l’unico ad esserci riuscito. Tale metodo a me è sempre parso rischioso ma Ime così ha scelto ed è stato giusto che avesse modo di farlo.
Il seguito della stagione lo conosciamo e non mi soffermo perché è esito di pubblico dominio: eravamo undicesimi, fuori persino dai play-in, svolta d’inizio gennaio, capolavoro della deadline di Brad, miglior squadra difensiva, migliore squadra offensiva, miglior squadra dell’anno, con la palla che gira vorticosamente per il campo in attesa di trovare l’uomo più libero e i punti sicuri. Siamo andati in crescendo come rullo compressore. Ovviamente è l'ennesima vittoria di questa stagione. Il picco l’abbiamo forse raggiunto il 16 febbraio nella memorabile partita contro i Sixers vinta di 48 punti a Philadelphia.
Poi lentamente abbiamo forse cominciato la fase discendente. All’inizio era impercettibile. Rullavamo comunque via tutti, da Jokic ai Suns, dagli Hawks ai Nets. La fase discendente ha cominciato a mostrarsi evidente nelle ultime partite di regular season con Pacers, Pistons, Mavs e soprattutto Miami. Complice anche l’infortunio di Timelord riportato contro i Timberwolves il 28 marzo che ha scardinato parte del nostro assetto sia difensivo che offensivo, sono cominciate ad emergere piccole falle di tenuta cui s’è risposto col cuore e la volontà: la posta in palio s’andava infatti facendo meritatamente sostanziosa. Siamo comunque riusciti ad arrivar secondi ad Est, dopo esser stati persino primi in classifica. E anche questa si può considerare vittoria.
Al top della condizione avremmo vinto con chiunque ma in offseason e con l’incerto e limitato apporto di Timelord, le cose ai playoff avrebbero potuto andar diversamente. Invece con le loro fortissime motivazioni e un bel po’ di voglia di rivincita ci hanno tirato fuori ogni residua energia mentale. E ne abbiamo approfittato. Primi a farne le spese sono stati i Nets grazie a quella straordinaria giocata di squadra siglata all’ultimo secondo dalla pennellata danzante di Jayson. Il nostro entusiasmo e la loro crescente demoralizzazione hanno poi fatto il resto. Coi Bucks la battaglia s’è incentrata sulla figura di Giannis e siamo stati bravi a vincere di squadra pur con superlative prove individuali come quella entusiasmante di Al. Con gli Heat abbiamo poi dovuto davvero dar fondo a tutto ciò che ci era rimasto. Eravamo ormai parecchio affaticati, sempre meno lucidi, le falle di tenuta si sono fatte sempre più frequenti a fianco di piccoli fastidiosi infortuni. Ma eravamo in ballo. E abbiamo ballato alla grande. E con successo. Siamo i vincitori della Eastern Conference!!!
Alle Finals abbiamo trovato i Warriors. Al top della forma, lo ripeto senza tema di smentita, non ci sarebbe stata competizione. Ma dal top noi eravamo ormai ben lontani, con diversi giocatori fisicamente limitati da infortuni. L’ho scritto il 1° giugno: “Al proprio top i Warriors, anche per i rientri dagli infortuni, sono saliti molto dopo noi e in modo preoccupante oggi paiono assai più freschi pur se anagraficamente ben più anziani. Che fare? Ecco l’azzardo. Ormai si può solo insistere e gestir tempi e recuperi. … In fondo le Finals sono le Finals e da sole fanno sgorgare energie e risorse straordinarie e insospettabili. Ben oltre il limite. Vale per noi ma, beninteso, anche per i Warriors. Dunque giochiamocela fino in fondo. Fino a raschiare il fondo del barile”.
I nostri titolari il fondo del barile l’hanno davvero raschiato. Però alla fine, per il loro impatto e le loro caratteristiche, anche Payton e Granito si sono trovati con minutaggi ridotti. Significa che abbiamo praticamente giocato in sei: davvero troppo poco, tenendo oltretutto conto che molti dei nostri non erano al meglio. Ma a quel punto non si poteva forse far diversamente. Più volte Aaron e Danielone sono stati lodati da Ime per impegno e impatto. Però Aaron ha trascorso infortunato un lungo periodo dell’anno mentre in squadra Danielone è arrivato solo con la deadline: troppo poco tempo per entrare nelle rotazioni? Ho sostenuto Udoka e le sue ridotte rotazioni pur con le mie riserve. Però non sono in grado di dire se, potendo, avrebbe fatto diversamente? Neppur so se si sia convinto ad attrezzarsi diversamente. A me pare indispensabile. E ritengo che Aaron e Danielone possano esser ottimi cambi da utilizzare a seconda delle situazioni: forse davvero quest’anno sono mancate possibilità per amalgamare nel nostro gioco un maggior numero di giocatori.
Credevo davvero ce l’avremmo fatta. Forse la vera occasione persa è stata gara 2, quando eravamo partiti tanto bene da metterli alle corde e costringerli alla caciara: un paio di situazioni arbitrali sfavorevoli (la mancata espulsione di Green!!!), li abbiamo fatti rientrare coi soliti errori di chi non uccide la partita, poi loro han fatto un buon terzo quarto e noi ci siamo lasciati cullare col fattore campo conquistato in gara 1. Avessimo cinicamente ucciso gara 2 come contro i Nets, la serie avrebbe preso ben altra piega. Poi, certo, gara 4 persa in casa in quel modo, vuol dire buttare alle ortiche un’altra succosa opportunità. I Warriors però sono stati davvero bravi quanto nessun altro (va loro dato atto) a leggere prima e poi metter a nudo i nostri punti critici costringendoci a disunirci, a schiantarci, a perder lucidità, a far errori marchiani. Il fatto è che ormai da tempo viaggiavamo ben oltre il lumicino e un gran canestro loro o un mancato canestro nostro, una nostra palla persa o un rimbalzo da loro strappato e trasformato in canestro, rischiavano d’abbattersi sul nostro morale come valanga irreparabile. Come è stato.

Nessun rimpianto. E’ stata stagione straordinaria in cui nessuno ci considerava. E a tutti, dati alla mano, ci siamo dimostrati i migliori. La sconfitta alle Finals sarebbe stato il non plus ultra. Ma, a ben guardare, non è che primo gradino di una scala di crescita ancora all’inizio. “Ogni lasciata è persa” recita il vecchio adagio. Certo, mille futuri inconvenienti possono alterare il corso che pare segnato. Ma nulla potrà mai togliere ai grandissimi risultati conseguiti in questa stagione.

Andiamo avanti!
LARGO A QUESTI CELTICS!!!
I LIKE NUMBER 18!!!



:clap2 :clap2 :clap2 :clap2 :clap2 :clap2 :clap2 :clap2 :clap2 :clap2


20/06/2022, 11:57
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Messaggio Re: [2021/2022] Finals vs Golden State Warriors
Ho staccato qualche giorno, ma sono d'accordo con voi quando parlate di una grande ed esaltante cavalcata in questa stagione.

Mi sentivo un risultato diverso, ma alla fine è mancato qualcosa.

Personalmente ho ancora in gola il rospasso di gara4 che non mi è ancora andato giù, ma pazienza, passerà.

Adesso bisogna essere bravissimi a gestire la sconfitta, ma Ime e Brad meritano il 1000% della nostra fiducia in tal senso.

Personalmente appenderei una gigantografia di Green e la sua bella maglietta del c***o al Auerbach Center per ricordare a tutti che c'è una vendetta da lavare col sangue.

Non vedo l'ora di tornare a inneggiare

LARGO A QUESTI CELTICS


20/06/2022, 11:58
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Messaggio Re: [2021/2022] Finals vs Golden State Warriors
Zio Trifoglio ha scritto:
Personalmente appenderei una gigantografia di Green e la sua bella maglietta del c***o al Auerbach Center per ricordare a tutti che c'è una vendetta da lavare col sangue.

La foto del mastica profilattici e/o del Killer spacca avversari, che fanno il gesto di metterci a nanna non ce la metteresti?

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“Gioco in modo feroce ma non gioco mai da matto. C'è una differenza.”
Paul Silas


20/06/2022, 13:05
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Messaggio Re: [2021/2022] Finals vs Golden State Warriors
Gioia CELTICS ha scritto:
La foto del mastica profilattici e/o del Killer spacca avversari, che fanno il gesto di metterci a nanna non ce la metteresti?


Il troppo stroppia :lol3

Seriamente parlando, l'insulto alla tradizione della franchigia è per me più grave, quindi per motivare me, quella immagine sarebbe quella giusta... ma... se per i ragazzi dovesse essere più motivante la GTS (go to sleep, thanks CM Punk :bowdown: ) allora me ne farò una ragione... quel che mi interessa è dargliela indietro moltiplicata

:twisted: :twisted: :twisted:


20/06/2022, 13:16
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Messaggio Re: [2021/2022] Finals vs Golden State Warriors
che menate.

tatum in gara 6 ha messo la prima tripla e che ha fatto?

ha fatto la statua...

per me sono frivolezze, ma vabbè ognuno la pensa a suo modo.

trovo stimolante il pubblico caldo di boston, e per quanto mi roda il culo, non vedo poi questa gravità nel fare il gesto, tutti a nanna.

pensate che tatum dopo 4 anelli a 34 anni, se giocasse a los angeles o miami non farebbe una cosa analoga?e non vi darebbe godimento, da tifosi, vedere fare una cosa del genere da un nostro giocatore?

no perchè io ricordo che quando morris faceva il cafone, ci esaltavamo o no?tralasciando kg...o pierce stesso.

cioè c***o giudicate umanamente curry per due scenette in campo, in un mondo come quello nba dove lo spettacolo è tutto.
umanamente lo reputate una pessima persona.resto francamente basito.


20/06/2022, 14:18
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Messaggio Re: [2021/2022] Finals vs Golden State Warriors
pagliardo ha scritto:
non vedo poi questa gravità nel fare il gesto, tutti a nanna.
Peraltro, a me è perso qualche cosa molto più interna allo spogliatoio Warriors, nel rimando tra Curry e Poole, che non rivolta all'esterno.

Posto che, anche lo fosse, resterebbe un gesto insignificante.

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20/06/2022, 14:21
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Messaggio Re: [2021/2022] Finals vs Golden State Warriors
BOSTON ha scritto:
pagliardo ha scritto:
non vedo poi questa gravità nel fare il gesto, tutti a nanna.
Peraltro, a me è perso qualche cosa molto più interna allo spogliatoio Warriors, nel rimando tra Curry e Poole, che non rivolta all'esterno.

Posto che, anche lo fosse, resterebbe un gesto insignificante.

Ma infatti, quoto entrambi, chi se ne frega.

Non ci fanno loro la figura degli splendidi, Green poi mi sembra al limite del bambinesco, anche il tweet di ieri chiedendo se eravamo pronti per gara 7... contenti loro contenti tutti. A me questi atteggiamenti non danno particolare fastidio e non ci spenderei neppure troppo tempo sopra.


20/06/2022, 14:41
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Messaggio Re: [2021/2022] Finals vs Golden State Warriors
Infondo c'è coerenza nei sostri ragazzi, e non lo dico ironicamente.
Insomma, non hanno detto/fatto "A" dopo che Irving si è pulito le scarpe sul Leprecano, perché mai avrebbero dovuto reagire a quello che in confronto è un simpatico buffetto?
Mi ricordo gli urlacci di Morris in faccia ad Isotta, ma mi ricordo pure la reazione di Isotta.
Mi ricordo del gesto, sempre di Morris, che mima il 3 a 0 ad Embiid, ma mi ricordo pure la reazione di Embiid.
Mi ricordo le giocate sporche della pussyD su Tatum durante i PO dell'anno passato, ma non mi ricordo una nostra reazione degna di tal nome (da Fournier, forse).
Quindi, più che le provocazioni, è l'incapacità cronica dei nostri di opporre uno straccio di risposta ad infastidirmi?
Chissà.... può essere.

Sui campi dove giocavo io (dove molti di noi immagino abbiano giocato, chi a calcio, chi a basket, chi in altri sport) a dormire ci sarei finito seduta stante se avessi fatto quel gesto.....
Ora non dico d'arrivare a certi estremi, ma che c***o, a voglia quante sfumature di grigio ci vogliono per arrivare dal bianco al nero.

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20/06/2022, 17:17
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