Ti ho aiutato io Mat...
Ovviamente auguri Don, grande giocatore di talento, ma forgiato nell'abnegazione per la sua squadra, come non ricordarsi quel canestro in casa dei Lakers, simbolo di tutto quell'incredibile viaggio che si concluse con una delle vittorie meno scontate della storia, ma anche tra le più belle. Fu uno degli uomini di transito dalla grande squadra degli anni 60 a quella degli anni 70, vinse sia con la prima che con la seconda.
Da allenatore è stato davvero innovativo. In pochi come lui mi hanno attratto verso un basket diverso, precursore dei nostri tempi. Vedere le sue squadre era uno spettacolo, perché erano veloci e spregiudicate. La difesa era un concetto spesso alieno, ma il divertimento era sempre a livelli altissimi. Oltre a profetizzare il concetto di prendersi un tiro se questo è buono, anche se sono passati solo pochi secondi (qualcuno in Arizona spinse su questo concetto), era fermo assertore che se corri e non lasci schierare la difesa, puoi avere anche la difesa migliore del pianeta ma se non si schiera non vale nulla. Come non ricordare la sua versione dei Run TMC, durò poco, ma ricordo quella versione di basket scellerato come una delle cose più divertenti mai viste su un campo da basket.
Precursore dicevo, ecco lo fu anche per un aspetto che oggi ci sembra normale. Non fu il primo, ma sicuramente quello che ne spinse i concetti all'estremo (sempre prima di qualcuno in Arizona). Quintetti con 4 o addirittura 5 piccoli contemporaneamente, che cambiavano come degli ossessi su tutto e non davano un singolo punto di riferimento. Con una squadra di galeotti, sorprese il mondo nel 2006 quando da ottavi eliminarono i lanciatissimi Dallas Mavericks dell'MVP Dirk Nowitzki, cosa che davvero nessuno si aspettava.
Un uomo con la forza delle sue idee, questo gli va dato atto.