LANCASTER, Texas —
esce dalla sua Mustang argento, esamina con uno sguardo il condominio, e scuote la testa.
Nella poca luce di un mattino grigio delle nubi di un temporale estivo, cerca di ricordare l'ultima volta in cui abbia fatto ritorno in questi sobborghi di Dallas, dove ha passato la sua infanzia.
Ma non riesce a ricordare, è passato troppo tempo.
“Questo,” dice la guardia rookie ventenne, scelta dai Celtics al primo turno, “è un posto dove non vorresti ritornare.”
. . .
Otto anni fa, Marcus chiedeva: “Ti prego, tirami fuori di qui.”
Pregava mentre scattava tra i parcheggi del complesso, mentre un membro dei Bloods lo inseguiva, estraeva una pistola, faceva fuoco.
Pregava mentre scartando tra una macchina, mentre sette proiettili tagliavano l'aria vicino a lui.
Pregava mentre correva più forte che mai, sapendo che quella corsa avrebbe potuto essere l'ultima.
“Prometto,” pregava, “che sarò migliore.”
Oggi, per Marcus, quello è il momento peggiore di una vita tormentata dalla tragedia, con così tanti familiari e amici morti di tutto meno che di vecchiaia - un prezzo così caro da sembrare surreale.
Anni fa, un suo parente lasciò cadere a terra un fucile a pompa carico, giocando agli indiani, proprio in questa città.
Un altro parente, di cinque anni, fu colpito dritto al cuore dal colpo.
Un terzo parente fu trovato ucciso a colpi di pistola una mattina in un cortile di Tyler, Texas. Aveva 16 anni.
Un treno investì uno dei compagni di Marcus alla Amateur Athletic Union, quattro anni fa, nelle campagne dell'Oklahoma. Aveva 17 anni.
E poi toccò a Todd Westbrook, il fratello maggiore di Marcus, che morì per un cancro a 33 anni.
Le morti avvennero in rapida successione.
“Oh, Dio,” dice la madre di Marcus, Camellia, trattenendo con sforzo le lacrime, “ad un certo punto, era come ‘bam, bam, bam, bam, bam.’ ”
Quando Marcus aveva tre anni, sua nonna, la madre di Camellia, morì.
Lui le era molto legato, e partecipò al suo funerale, ma da allora disse a sua madre: “se non sono obbligato, non voglio andarci.”
“Odiavo vedere qualcuno, là sopra, qualcuno che conosci, a cui tieni,” dice ora Marcus, “e non poter fare nulla per aiutarlo.”
Marcus ha ora un contratto multimilionario e garantito con i Boston Celtics, che lo hanno scelto al sesto turno al draft della National Basketball Association lo scorso Giugno.
Ha un contratto con la Adidas come sponso tecnico, anche quello del valore di oltre un milione di dollari. Ha la sua salute.
E con Rajon Rondo, playmaker titolare e stella dei Celtics, fuori gioco per 6-8 settimane per un infortunio alla mano sinistra, per Smart si prospetta un ruolo più prominente, forse da titolare, per il primo mese della stagione.
Ma ciò che ha vissuto lo rende più grato della maggior parte delle persone.
“Mi sveglio, e ringrazio Dio ogni giorno,” dice, “perchè sarei potuto essere facilmente in prigione, o in una cassa di legno.”
. . .
Marcus sta sul marciapiede, di fronte ad un complesso di case di mattoni ad un piano, al 1500 di North Bluegrove Road. Una grossa magnolia tende la sua ombra sul cortile.
“E' questa,” dice.
C'è una grata di metallo alla porta, che non c'era quando la sua famiglia si trasferì qui da DeSoto appena dopo la morte di Todd, quando marcus aveva 9 anni.
Attraversata la strada, un noto trio di complessi residenziali i Pinks a destra e a sinistra; al centro, i Meadows.
Marcus ricorda la zona, conosciuta come “blocco 1500,” come un posto dove gang di Crips e di Bloods si facevano la guerra, dove la droga spadroneggiava, dove le sirene della polizia ululavano, dove il quattro Luglio era solo una scusa per sparare qualche colpo in più, perchè tanto si poteva confondere con i fuochi d'artificio.
“Quando vivevo qui,” dice Marcus, “se dicevi ‘Lancaster, blocco 1500, Meadows,’ tutti dicevano, ‘Oh, stai vicino ai Meadows. Noi non ci veniamo, lì. Ci sentiamo poi.’ ”
. . .
Nato prematuro di tre settimane e di soli due chili e mezzo, Marcus passò quasi un mese in ospedale nutrito con un tubicino, mentre i medici lo sottoponevano ad esami su esami.
Sarebbe stato, sano; anzi, sanissimo. Quando Camellia lo riportò al controllo dopo due mesi, era già più grande di qualsialsi altro bimbo della sua età. Ad un anno, lo chiamava 'enorme'.
“E' stato grosso fin da allora,” dice.
Ma per quanto apparisse più grande e vecchio della sua effetiva età, ci fu un momento straziante in cui a Marcus venne improvvisamente richiesto di diventare un uomo.
Aveva 9 anni. Sua zia fece sedere lui e suo cugino sun un divano, e provò a parlare loro, ma riusciva solo a singhiozzare. Infine, iniziò “Todd ...”
“E sapevo già cosa avrebbe detto appena dopo,” dice Marcus.
Scoppiò in lacrime.
“Todd sta morendo,” gli diceva sua zia. “I dottori dicono che è cerebralmente morto. Il suo cuore pulsa ancora, ma lui non c'è più, e sono pronti a staccare i macchinari.”
Marcus scattò fuori di casa, sbattendo la porta di vetro, e si mise ad urlare nel cortile.
I vicini guardavano, preoccupati. Suo cugino lo bloccò. “Non può essere vero!” rantolava Marcus.
Todd era stato una figura paterna, un mentore per i suoi fratelli, mentre i genitori lavoravano, spesso la notte, aveva insegnato loro a indossare abiti sempre puliti e stirati, a parlare educatamente, a radersi, a stringere la mano, e altro ancora.
Todd portava Marcus a nuotare, in palestra, dal barbiere, a comprare le ciambelle o il gelato, o anche solo a passeggiare.
E quando la chemioterapia aveva ormai risucchiato le forze di Todd, Marcus e il fratello andavano nella sua stanza a guardare documentari e giocare a basket con un calzino arrotolato e un appendiabiti a forma di canestro che stava appeso dietro la porta.
Todd aveva 15 anni quando i medici avevano scoperto un tumore dietro il suo occhio, dopo la sua seconda stagione di basket al liceo, ma dopo aver subito le cure e perso una stagione, tornò a giocare e guidò la sua squadra fino alle semifinali dello stato.
Todd una volta si fece dimettere dall'ospedale una sera, andò a giocare una partita con un occhio gonfio e chiuso, segnò 30 punti, e finì sul giornale col soprannome di "comeback kid".
“Non può essere!” singhiozzava Marcus.
Il cancro si era esteso ai polmoni e allo stomaco di Todd. Marcus sapeva che non esistevano cure.
Quando, avvicinandosi il Natale del 2003, a Marcus venne chiesto cosa volesse in dono, rispose che avrebbe voluto solo un ultimo Natale con Todd.
Fu accontentato, e Todd gli regalò una catenina d'oro con la sua iniziale “M”.
All'inizio del nuovo anno, dopo una visita con la famiglia, Todd abbracciò Camellia a lungo, le disse che era la miglior madre del mondo, e che le voleva bene.
Lei le rispose la stessa cosa, pensando che avrebbe lottato ancora un altro giorno, come aveva fatto ogni giorno negli ultimi diciotto anni.
Marcus vide la sua famiglia nella sala d'attesa dell'ospedale, tutti in lacrime. Si lanciò nel corridoio e fino alla stanza di Todd, e Camellia lo afferrò.
“Lei piangeva, io piangevo, e vedevo il corpo inanimato di Todd,” ricorda Marcus, “come un manichino”.
Toccò i piedi di Todd. “Perchè è così freddo?” chiese a sua madre. “Non è più con noi” gli rispose lei.
Si arrampicò sul letto di Todd e iniziò a scuoterlo, urlando “Svegliati!”
Ricordando tutto ora, seduto in un appartamento vicino al centro di Dallas, Marcus si ferma a pensare.
Qualche lacrima scorre sulle sue guance. “Scusa,” chiede, asciugandosi il volto. Dopo un respiro profondo, continua con la sua storia.
“Mia madre mi prese e mi strinse, dicendomi, ‘Mi dispiace, ma non possiamo fare più nulla per lui’”
Diede un bacio a Todd sulla fronte.
Poi, uscito dalla stanza, gli altri fratelli di Marcus, Michael, quasi il doppio dei suoi anni, e Jeff, ancora più vecchio, lo fermarono.
“La famiglia ora è sulle tue spalle” gli dissero.
“E' il momento di crescere. Noi abbiamo avuto una possibilità, e l'abbiamo sprecata. Ora tocca a te. Tu sei l'ultimo rimasto. Sei tutto ciò che resta per nostra madre.”
All'inizio, Marcus amava il football - giocava come strong safety e come wide receiver, ma da quando Todd morì, Marcus iniziò a giocare a basket.
“Quello che capitò a lui, rese il gioco ancora più intenso per me,” dice. “il basket diventò la mia passione.”
Gli dicono spesso che somigli inspiegabilmente a Todd quando è in campo, con la sua aggressività, ma Marcus non capisce come sia possibile.
Dice che non ha mai potuto vedere Todd giocare; un incendio aveva distrutto i filmini delle sue partite.
Ma Marcus rende onore a Todd con il suo impegno completo, una caratteristica che i suoi allenatori hanno elogiato da sempre.
“Ho sempre giocato con intensità,” dice Marcus. “E' così che sono stato cresciuto. Ma ora, gioco più con un obiettivo. Ora non gioco solo per me stesso, gioco per mio fratello, per la mia famiglia. Andrò là fuori e darò il massimo, perchè mio fratello ha dato il massimo per diciotto anni, e alla fine ha perso la sua battaglia. Io non voglio perdere la mia battaglia.”