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Approfondimenti  »  NBA Finals GM 5: Celtics, 'not in their house'


NBA Finals GM 5: Celtics, 'not in their house'   di Vittorio Festa   |   Pubblicato il 25/06/2008
La rubata di Kobe su Pierce sul meno due Celtics a pochi secondi dalla fine ha ricacciato in gola l’urlo dei tifosi biancoverdi di tutto il mondo. Con quell’azione i Celtics avrebbero potuto pareggiare o addirittura sorpassare i Lakers e festeggiare il 17mo anello. E invece l’hanno spuntata i Lakers, grazie al guizzo geniale di un Kobe tanto strepitoso nel primo tempo, meglio nel primo quarto, quanto difettoso al tiro nei secondi venti minuti, complice la solita grande difesa di squadra biancoverde. Partita per certi versi quasi speculare alla precedente. Stavolta i biancoverdi hanno recuperato il + 19 del primo quarto già nel secondo, vinto per 30-16 con in mezzo anche un parziale di 15-0 di cui è stato partecipe anche Allen, Ray? No, quel Tony che il campo nei playoffs lo ha visto pochissimo. E’ sempre così, ogni gara i Celtics trovano il loro “panchinaro del giorno”. Celtics che hanno avuto ancora una volta poco contributo offensivo da Garnett e che hanno giocato con un quintetto basso con KG centro e Posey ala forte tattica nei minuti finali decisivi.

Anche stavolta lo spettacolo non è stato eccelso. La mente porta sempre a paragonare le Finali 2008 con le appassionate battaglie degli anni ’80 ed il confronto è sinceramente impietoso. Gioco più veloce, meno fisico e più offensivo allora. E poi 22 squadre e talento più concentrato in ogni formazione. Oggi con trenta squadre ed una produzione media di talenti uguale, si deve attingere più in basso ed anche in Europa, da dove arrivano giocatori che la NBA l’avrebbero vista in TV anche solo 10 anni fa. E poi il “mid range jump shot” questo sconosciuto, oggi. Andatevi a rivedere invece su NBA TV le partite del passato e non vi scandalizzate per le altissime percentuali al tiro.

I Lakers sono stati capaci addirittura di metterne 39 nella prima frazione, ne avevano messi 35 in gara 4, poi sono calati nel secondo come avvenne nel terzo di gara 4. I motivi delle difficoltà losanegelene sono i soliti: l’incostanza di Odom, una panchina debole, e un Gasol poco aggressivo a canestro. Quanti tiri dei Lakers avrebbero potuto essere conclusi con una schiacciata e invece i gialloviola sono andati “molli” al ferro?. Ed inoltre come ha fatto notare Mark Jackson, commentatore per ESPN-ABC, Gasol è tutt’altro che un tiratore dalla media come lo furono Wennington, Cartwright e Longley nei Bulls di Jordan e Jackson. Ad ogni modo il “not in our house” è stato rispettato e si torna a Boston per gara 6.

I Lakers vanno a Beantown sul 2-3, consci che nessuna squadra in trasferta ha vinto gara 6 e 7. Gialloviola che quindi non hanno nulla da perdere mentre i Celtics hanno la pressione di dover vincere. Pressione che in passato hanno dimostrato di saper gestire ed incanalare nella maniera giusta. La storia è sempre la stessa: Bryant e soci devono giocare ai loro massimi livelli, ossia sugli standard visti nei precedenti turni e forse ancor meglio. La sensazione è che la benzina sia finita in Finale di Conference contro Utah. I Celtics dal canto loro, se sono contenti di poter provare a vincere davanti al pubblico amico, dall’altra avrebbero volentieri fatto a meno di un'altra gara, con Pierce acciaccato al ginocchio destro, addirittura a rischio operazione e imbottito di antidolorifici, Rondo limitatissimo alla caviglia sinistra e Perkins fuori uso.
NBA Finals GM 5: Celtics, 'not in their house'   di Vittorio Festa   |   Pubblicato il 25/06/2008
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